Il catalogo delle opere di Diego Zeni diventa occasione per immortalare attrezzi dell'ambiente contadino, artigiano ed edilizio non più utilizzati; assume un valore didattico nel momento in cui riesce a leggere, a scoprire, a intuire l'oggetto di partenza che, sapientemente trasformato, comunica emozioni diverse e sensazioni sempre comunque legate alla terra, all'uomo e alla sua operosità.
Il fotografo Giulio Malfèr è riuscito a trasferire nelle sue fotografie sia il calore antico del ferro recuperato, e la nuova vitalità che appartiene ad ogni 0 d'arte, sia la simpatica serenità con cui l'artista si muove nel suo ambiente di lavoro.
L'artista del "ferro vecchio”, che recupera oggetti dell'antica tradizione, soprattutto contadina, e li trasforma in figure comuni all'esperienza umana, risveglia il desiderio dell'arte come momento di sintesi creativa e trasmette la nostalgia di un passato che ha lasciato in tutti noi una forte traccia.
In sintonia con lo sforzo dell'Amministrazione Comunale di recuperare le tradizioni ed i prodotti locali per la promozione del territorio e per non perdere la cultura del passato, Diego Zeni ci invita, in modo originale, a scoprire la grande risorsa delle "cose vecchie”.
Il sindaco
Gian Franco Frisinghelli
Diego Zeni:
Diego Zeni è uno scultore del ferro e da una vita insegue il sogno di comporre
una realtà frantumata.
Dagli oggetti abbandonati, dimenticati, gettati via, infranti, egli ricava gli oggetti – manichini, gli oggetti – totem di un teatrino vivace, effervescente, dal sipario sempre aperto e dal palcoscenico perennemente attraversato dalle trame dai personaggi meno prevedibili e meno scontati.
Il ferro lavorato e assemblato dalle abili, antiche mani di Diego Zeni non perde mai la sua materialità, la sua durezza (estrinseca de intima insieme), ma in qualche modo esso è piegato alle esigenze di una ragione diversa da quella interna delle fibre della materia stessa.
Si intravede in queste sculture e nello spazio da esse delineato, marcato, il frenetico ballo dell'umanità alla ricerca di sé stessa e contemporaneamente si evidenzia quell'intreccio di pensieri e di suggestioni particolari del Nostro, che ora appaiono carichi di sentimento generoso e comprensivo, ora sembrano pervasi di sottile ironia dissacrante.
Da trent'anni l'artista di Isera propone con costanza e con immutata passione le sue invenzioni curiose che ridanno cuore e spiritualità ad arnesi ad attrezzi del lavoro rurale del passato. Ne escono creazioni ricche di armonie festose, di echi simbolici, di memorie, di simpatiche nostalgie, di sorrisi ripetuti, benevoli o scanzonati che siano.
Ma Diego Zeni non si limita a "celebrare" i "riti" di una sorta di antica religione contadina; con i suoi strani "ferri vecchi" produce spesso anche immagini surreali, legate al ritmo ancestrale e profondo delle onde della vita, legate ai corsi e ricorsi della storia di chi lavora e non vuol perdersi comunque nell'acido umore della fatica, ma vuole trovare un senso nella scommessa rinnovata della propria esistenza.
Come il primo poeta trovatore di cui ci sian giunti testi compiuti, Janfre Rudel, cantava nel 12° secolo, anche Diego Zeni, mutatis mutandis, può allegramente esclamare davanti alle sue opere:
"Poiché il getto della fonte si fa più chiaro, come suole, e spunta la rosa di macchia, e il piccolo usignolo, sul ramo, modula, svaria e illimpidisce il suo dolce canto, e l'affina, è giusto che anch'io intoni il mio."
Con questa serenità Diego Zeni ci avvicina al suo lavoro e alla sua ricerca e con la stessa serenità noi riusciamo a coglierne il genuino significato.
Mario Cossali
Opere del catalogo
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