Da "MATER NOSTRA: MISTERO DI SPERANZA" di Donatella Fait – Settembre 2003
Il ferro lavorato e assemblato dalle abili, antiche mani di Diego Zeni non perde mai la sua durezza, ma in qualche modo è piegato alle esigenze di una ragione diversa da quella interna alle sue fibre.
Si intravede in queste sculture e nello spazio da esse delineato, marcato, il frenetico ballo dell'umanità alla ricerca di sé stesso e contemporaneamente si evidenzia un intreccio di pensieri e di suggestioni particolari, che ora appaiono carichi di sentimento generoso e comprensino, ora sembrano pervasi di sottile ironia dissacrante.
Ci troviamo di fronte invenzioni curiose che rifanno cuore a spiritualità ad arnesi ed attrezzi del lavoro rurale di ieri e di oggi, ma anche ad immagini surreali, legate al ritmo ancestrale delle onde della vita.
Da "Isera: Tracce di un'identità" a cura di Mario Cossali – Aprile 2000
Personaggio singolare ed unico ha trasformato il suo hobby in una vera forma d'arte.
Dopo aver sperimentato alcune espressioni artistiche dalla pittura alla fotografia, dalla scultura in legno a quella in ferro battuto, ha "inventato" un metodo personale di lavorazione del ferro, non a caldo, ma a freddo, con le dita. Ed il ferro da quel momento è diventato materia prima della sua ispirazione artistica.
Tutto ciò che è materiale di recupero, scarti di officina, attrezzi agricoli in disuso vengono assemblati dalle abili mani di Diego Zeni, e trasformati in vere opere d'arte. La sua energia creativa è in grado di far nascere da un ricciolo di ferro battuto un vescovo, da una zappa una contadina, una Madonna...
Fino agli anni Novanta ha realizzato sculture moderne astratte e trofei per importanti manifestazioni sportive trentine (Per Francesco Moser, per la Marcialonga) ma anche tedesche e olandesi.
Ora ha posto la sua attenzione sugli attrezzi agricoli in particolare sulle vecchie zappe, di cui tiene una collezione di ventidue zappe ognuna delle quali determina una figura maschile o femminile, oppure un oggetto. Si tratta "di un gruppo di zappe portate nell'arte": la zappa prima fa il suo lavoro, poi passa ad un livello artistico.
Diego Zeni, cercando di spiegare tale concetto in una sua mostra dal titolo Dal contadino all'arte così afferma: "Ho fatto una scultura dal titolo la Contadina usando una piccola zappa.
Questa zappa ha lavorato venti - trent'anni la terra, forse era proprio una contadina che la usava. Passare dalla zapeta da lavoro al personaggio che lavorava con la zappa è un passaggio dall'oggetto alla figura stessa dì chi la usa.
E' una specie di alchimia, un omaggio affettuoso a chi ha adoperato, con fatica e amore, l'oggetto che ha dato vita alla mia scultura".
Le sue opere sono presenti in collezioni trentine, a Latina, a Milano, in Toscana.
Mario Cossali "Il ferro lavorato e assemblato dalle abili, antiche mani di Diego Zeni non perde mai la sua durezza, ma in qualche modo è piegato alle esigenze di una ragione diversa da quella interna alle sue fibre.
Si intravede in queste sculture e nello spazio da esse delineato, marcato, il frenetico ballo dell'umanità alla ricerca di sé stessa e contemporaneamente si evidenze un intreccio di pensieri e di suggestioni particolari, che ora appaiono carichi di sentimento generoso e comprensivo, ora sembrano pervasi di sottile ironia dissacrante.
Ci troviamo dì fronte invenzioni curiose che ridanno cuore e spiritualità ad arnesi ed attrezzi del lavoro rurale di ieri e di oggi, ma anche ad immagini surreali, legate al ritmo ancestrale delle onde della vita".
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