Vecchi chiodi arrugginiti trasformati in crocefissi, zappe consumate dal tempo che prendono le forme di un fante Inglese, attrezzi di campagna in disuso che rivivono nel volto di una donna, forchette deformate per rinascere come gioielli per sostenere una missione in Africa. Un artista fantasioso ed eclettico Diego Zeni, residente a lsera, scomparso all'età di 74 anni.
Una professione, quella di portalette e, ed una passione, quella per l'arte che ha portato Diego Zeni a realizzare nella sua casa un originale museo contadino.
“Ci ha lasciato Diego con il suo prezioso carico di memoria contadina, con la poesia delle sue sculture di ferro proveniente dai masi, dai campi, dalle fucine delle nostre vallate, spesso forme originarie, attrezzi agricoli, filo spinato, lunghi chiodi di cantiere. Con le sue sculture - così lo ricorda Mario Cossali - ha saputo ritrovare gli echi perduti del tempo legati al senso della vita e dell'esistere.
Tanto gli echi del tempo antico contadino si dividono e si approfondiscono diventando esplicita interpretazione della vita di ieri e del sentimenti di oggi, quanto le forme ritrovate o assemblate dalle sue mani, assumono linee inusitate, misteriose e fiabesche oppure ironiche e grottesche. L'assemblaggio di Zeni comprendeva il lavoro del fabbro d'antico stampo, anche se l'ispirazione del suo itinerario creativo non è mai stata priva di una sensibilità espressionistica moderna, intrisa di straordinaria energia, capace di continue sorprendenti e imprevedibili invenzioni.
L'atmosfera che aleggia intorno alle sculture di Diego Zeni è divertita e insieme malinconica, ora è contemplativa, ora é ribelle e fin quasi dissacrante.
Difficilmente la sua scultura si può contenere dentro una definizione scolastica, è vissuta in estrema libertà e in libertà è cresciuta e si è sviluppata.
Le sue zappe e i suoi aratri, come i suoi cristi, disseminati in tanti cimiteri, ci ricordano una vita tormentata che nell'arte ha trovato la chiave di volta per dare senso alla propria vita agli affetti più cari e alle sue relazioni con il mondo.
Le opere di Diego Zeni ci inoltrano in un vero e proprio bosco di visioni sfuggendo all'inganno che può nascere dall'apparente semplicità del loro impianto compositivo e strutturale” conclude Cossali.
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