"lo creo col temporale"

Diego Zeni, l'arte con gli attrezzi contadini

di Ierma Sega

Zeni Diego e la fiorentinaPortalettere per professione e scultore per passione, Diego Zeni abita tra i vigneti di Folaso, poche case sulla collina sopra l'abitato di lsera. Nella sua vecchia casa, che agli inizi dell'Ottocento era la residenza estiva del pittore Giovanni di Dio Galvagni, ha il suo laboratorio. Le sue sculture, tutte rigorosamente in ferro, materia prima della sua ispirazione artistica, sono esposte in un avvolto al piano terreno e in giardino.
In questi giorni, dal 24 al 26 settembre, Diego Zeni espone un gruppo delle sue opere più rappresentative di oltre trent'anni di attività a Verla di Giovo alla 42° edizione della Festa dell'Uva. Un artista che assembla ferro vecchio, attrezzi agricoli in disuso e scarti di officina per creare donne e uomini, madonne e soggetti sacri, figure astratte e trofei sportivi.

Quando è iniziata la sua passione per la scultura?

Alla fine degli anni Sessanta, appena terminata la scuola professionale, mio padre mi ha comperato una saldatrice e altri attrezzi. Il mio hobby era quello del ferro battuto ciò ho "inventato" un metodo personale per lavorarlo: non a caldo ma a freddo, con le dita. Anche prima, però, avevo dell'estro creativo e ho sperimentato alcune espressioni artistiche che mi piacevano: ho provato a dipingere e mi sono dedicato alla fotografia, ho lavorato il legno realizzando sculture stilizzate in noce e cirmolo.

Sono quasi trent'anni che il ferro è la materia prima delle sue sculture. Dove lo trova?

E' tutto materiale di recupero, sono scarti di officina. Io riciclo qualsiasi cosa, basta siano scarti di ferro. Non ha importanza se il pezzo è corroso, se è rovinato perché è stato sotto le intemperie o se, al contrario, è tenuto bene perché è stato custodito al coperto. Tutto è usufruibile. Per me il ferro vecchio è come il colore per i pittori. Quando ho traslocato da Isera a Folaso, dieci anni fa, un vicino di casa mi ha prestato un trattore e io ho caricato quattro trattori di ferro vecchio.

C'è stata un'evoluzione nella sua opera, un cambiamento nei soggetti da lei rappresentati?

Fino agli anni Novanta non avevo mai concentrato l'attenzione sugli attrezzi agricoli. Facevo delle sculture moderne, astratte. Erano abbastanza apprezzate соme, del resto, anche i trofei, per Francesco Moser, per la Marcialonga e per altre manifestazioni sportive trentine ma anche tedesche e olandesi. Adesso lavoro  spesso con vecchi attrezzi agricoli. Nel mio laboratorio ho una collezione di ventidue zappe ognuna delle quali determina una figura femminile o maschile, oppure un oggetto. E' un gruppo di zappe portate nell'arte. E' la mia collezione di zappe, la "Zappette Collection" come ho scritto in una mostra.

Opere di Diego Zeni

Come fanno le zappe a diventare oggetto d'arte da strumento di lavoro?

Prima di tutto bisogna focalizzare l'anima della scultura. Si deve vedere la scultura prima di farla. lo non faccio disegni, vedo e memorizzo la scultura mentalmente e poi la creo. Se non la realizzo subito, la figura può riemergere nuovamente, più tardi.
Due sono i punti di partenza della figura: direttamente da un nucleo (che già di per se crea la figura) oppure dal particolare. Può essere un piede, un capello, un braccio, qualunque cosa.

Ad esempio?

Avevo una cassetta di ferri vecchi, simili a minuteria da orefice, tutti arrugginiti. In questa cassetta c'era un ricciolo di ferro battuto, non uno di quelli che facevo io, ma un riccio di ferro fatto a caldo da un artista artigiano, alto poco più di tre centimetri, ma talmente affusolato che finiva a punta di matita. Dentro nella casetta ogni volta che mi serviva un pezzetto di minuteria focalizzavo questo ricciolino perché si distingueva, era diverso da tutti gli altri. Per tre, quattro anni il ricciolino è rimasto li. Un giorno, mentre cercavo dei pezzi, ho rovesciato la cassetta, ho preso in mano il ricciolino e da questo pezzo è uscito... un vescovo. Dal ricciolo è nato il bastone pastorale del vescovo, al bastone ho assemblato una bomba che pareva fatta apposta per fare il resto della figura. Era scoppiata in cima e aveva una scheggia che faceva da braccio e sembrava proprio il posto giusto per mettere il bastone. Poi ho fatto la testa, il cappello. Non ho usato colore: mi pareva quasi di profanare il pezzo a colorarlo perché avrebbe perso l'originalità stessa della scultura, sarebbe cambiato.

Cosa è per lei l'arte?

Per me l'arte è esternare l'energia creativa che si ha dentro e che, a seconda di diversi fattori, è più o meno accentuata. Nel l'arco dell'anno ci sono periodi più creativi di altri e, per quanto riguarda la mia creatività, ho riscontrato che è importante l'energia temporale.

Si spieghi: cos'è l'energia temporale?

Diego zeni e la sua ballerinaL'energia témporale è l'energia del... temporale. Cioè, secondo la mia esperienza, le più belle sculture le ho realizzate quando era nuvoloso, prima o dopo il temporale. Ho osservato che l'energia temporale vale anche per altri: girando per portare la posta quando mi capita di incontrare all'aperto amici pittori con il cavalletto penso sempre: domani piove. E ho collegato anche loro alla mia energia: se loro esternano pittura e io scultura sono arrivato alla conclusione che l'arte è come le lumache.
Cioè, per spiegare, l'arte è come le lumache che escono quando piove. E' una definizione abbastanza nostrana ma rende l'idea del mio modo di essere.

Una sua recente mostra si chiamava "Dal contadino all'arte". Perché questo titolo?

E' un titolo per spiegare che gli oggetti che io uso, ad esempio le zappe, prima fanno il loro lavoro e poi passano ad un livello artistico. Ho fatto una scultura dal dal titolo Contadina usando una piccola zappa. Questa zappa ha lavorato venti - trent'anni la terra, forse era proprio una contadina che la usava. Passare da zapeta da lavoro al personaggio che lavorava con la zappa è un passaggio dall'oggetto alla figura stessa di chi la usa. E' una specie di alchimia, un omaggio affettuoso a chi ha adoperato, con fatica e amore, l'oggetto che ha dato vita alla mia scultura.

Dove espone le sue creazioni?

In questi giorni sono a Verla di Giovo, alla Festa del Vino; da molti anni partecipo a Cantine aperte ad Isera, poi mi chiamano a mostre, manifestazioni dove dimostro dal vivo la mia tecnica del ferro lavorato a freddo. Mie opere sono in collezioni trentine, a Latina, Milano, in Toscana.

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Diego Zeni - Folaso - Isera (TN) - ITALY    

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